7 Deadly Sins
La mia è una generazione cresciuta con poche certezze, ma alcune di queste sono solidissime e incrollabili, e una delle principali sono i cartoni su Italia 1 dopo pranzo: Lupin, Dragonball, i Simpson, Futurama, One Piece o quello che vi pare, però uno dei capisaldi della nostra tarda infanzia, adolescenza e postadolescenza è la mezza pennica postprandiale con dei cartoni ripetitivi il giusto e impegnati il giusto.
Intendiamoci, nessuno qui vuole lamentarsi di autentiche istituzioni culturali della mia generazione, tutt’altro: sebbene nessuno di quei cartoni lì sposti davvero niente ormai (forse giusto le prime stagioni dei Simpson, che però ormai sono imbolsiti e innocui come nemmeno Higuain dopo il pranzo di natale) e la quantità di neuroni richiesta per guardarli sia meno che minima, è proprio lì che sta il loro fascino.
Trame prevedibili e ripetitive, personaggi carismatici che fanno cose epiche e possibilmente tanta azione e zero trame articolate, in modo che se per un giorno si salta o ci si abbiocca non sia niente di grave: ingredienti perfetti per una formula che, dato che in televisione dura da tipo vent’anni e passa, sembra essere vincente.
Ora, il pippone introduttivo serve a dire che su Netflix c’è da un bel po’ un eccellente esponente del genere, e da poco ne è uscita una stagione nuova bella lunga: si chiama 7 Deadly Sins e probabilmente lo avete almeno incrociato, visto che Netflix lo pompa un bel po’ come fa, comprensibilmente, con tutte le esclusive.
Per chi non l’avesse visto, la cosa più simile che c’è in giro è probabilmente One Piece: tantissimi personaggi (forse pure troppi, col risultato che molti che potrebbero essere interessanti non vengono approfonditi a dovere), tantissime botte, pretesti per picchiarsi che sembrano apparire dal nulla a ogni piè sospinto e i protagonisti che ottengono poteri nuovi abbastanza a caso col progredire della serie.
Mi rendo conto che detta così sembra un po’ una merda e capiamoci, non stiamo certo parlando di un capolavoro, anche solo su Netflix ci sono dozzine di anime migliori, eppure ho appena finito di guardarlo tutto con estrema soddisfazione: perché?
Perché la sera prima di addormentarsi o in aereo il venerdì sera dopo una settimana di lavoro ci sta di non aver voglia di guardare o leggere cose che trattino dei massimi sistemi o che richiedano un’attenzione estrema per non perdersi dei dettagli, e per questo tipo d’uso la storia di Meliodas e degli altri sei peccati capitali è perfetta: se anche mi cala la palpebra un attimo, so che non mi perdo granché, ma finché resto sveglio la visione è comunque molto piacevole, visto che pur non essendo niente di rivoluzionario i personaggi, almeno quelli principali, sono molto ben caratterizzati e hanno storie interessanti e ben scritte.
Insomma, se vi siete stufati dei vari Dragonball e One Piece oppure, come tutti quelli della mia generazione, non avete più modo di stare davanti a Italia 1 dopo pranzo mezzi abbioccati sul divano, 7 Deadly Sins è un’ottima alternativa low-effort.
Unico avvertimento: la terza stagione, disponibile da poco su Netflix, ha un finale piuttosto aperto (fondamentalmente arriva a metà dello story arc del manga che copre e si interrompe), per cui non aspettatevi niente di conclusivo, ma in fondo il finale non è per niente importante per una serie del genere, visto che potrebbe tranquillamente andare avanti all’infinito.