In un periodo storico in cui i concerti non esistono e chissà quando e come torneranno, sotto la doccia mi è venuta voglia di ripercorrere con la memoria gli highlights di una carriera onorata e luminosa da “membro del pubblico”: alcuni mi sono venuti in mente facili perché sono assolutamente indiscutibili, alcuni sono stati più difficili da rispolverare ma non per questo meno importanti.
Ma andiamo senz’altro a incominciare.
Daft Punk - Traffic Festival, Torino, 2007
C’è poco da dire, è il defining moment della mia generazione di appassionati di un certo tipo di musica. Tutte, tutte, tutte le persone con cui ho avuto a che fare per questioni musicali nei tredici anni successivi, erano lì, o se non c’erano avevano un motivo più che valido.
Non è, tecnicamente, il miglior concerto a cui abbia mai assistito, né lo show più “grosso”, anzi, il mio amico sapiente Damir già un paio d’anni fa diceva che, rispetto alle produzioni a cui siamo abituati oggi, la piramide di allora pare piccola, e all’epoca invece era qualcosa di colossale.
È però quello che ha avuto l’impatto emotivo più grosso, su di me e non solo.
“Homework” è IL disco che mi ha cambiato la vita, almeno musicalmente, e il live del 2007, a tredici anni di distanza, lo ha ribadito senza possibilità di replica.
E tuttora, quando lo risento, mi ricordo di quando la mattina dopo, andando in ufficio dopo aver dormito tre ore, sono scoppiato a piangere in tram risentendolo, e mi vengono gli occhi lucidi.
Prodigy - Snowbombing 2016
Di quanto siano stati importanti Liam, Keith e Maxim ho già scritto diffusamente quando è successa quella cosa di Keith.
Li ho visti due volte, una volta ho preso l’aereo apposta per andare a vederli alla Wembley Arena, e anche quello meriterebbe di stare in questa lista, ma scelgo questo perché è stato molto più “raw”, come sarebbe piaciuto a Flinty: da solo a un festival di quattro giorni in mezzo alle montagne, davanti a un palco allestito in un bosco, con la pioggia mista neve e un labbro spaccato sul drop di “Omen”.
Il me adolescente che ascoltava “Music For The Jilted Generation” andando a scuola, un concerto dei Prodigy se lo immaginava così, probabilmente, ed è una di quelle cose che sarò per sempre contento di aver visto.
Chemical Brothers - Sònar 2015
Ed e Tom, invece, li ho visti un sacco di volte, in tutte le salse: la prima volta, nel 2002, all’autodromo di Imola, a chiudere un Heineken Jammin’ Festival dopo i RHCP e i Muse, l’ultima nel 2016, perché volevo rivedere lo show del 2015 che era stato, probabilmente, il migliore.
In mezzo un dj set ai Magazzini Generali mai mai MAI visti così imballati, una serata al cinema quando è uscito “Don’t Think” e qualche altro live, ma quello di quel Sònar li batte tutti.
Sarà che l’album che portavano in giro quell’anno, “Born In The Echoes”, è secondo me il più bello di quelli recenti, sarà che in un contesto come quello della sala gigante della fiera di Barcellona i visual sempre curatissimi erano qualcosa di sovrumano, sarà che per la prima volta gli ho visto fare il trick dei robottoni ai lati del palco e ci ho messo cinque minuti buoni a capire se erano robottoni veri, proiezioni, se me li stavo immaginando o che cazzo d’altro.
A fine show ho incrociato il mio già citato Damir, che è uno che di solito non si scompone troppo nei giudizi, e con gli occhi sbarrati mi ha detto “no vabbè, chiudete la musica”.
Non credo serva aggiungere altro.
Placebo - Castello scaligero, Villafranca di Verona, 2009
Anche Brian, Stefan e i soci di turno li ho visti diverse volte, l’ultima delle quali è stata anche, di fatto, il primo concerto di mio figlio che era ancora nella pancia di sua mamma, e sceglierne una è difficilissima.
Credo di aver scelto questa perché Brian era ancora in forma smagliante, non era ancora quel mezzo vecchio imbolsito che quasi non canta nemmeno più e si regge solo sulla sua presenza scenica clamorosa e sul fatto che ha delle canzoni che farebbero piangere anche i sassi.
Col tempo, la parte più matura e rilassata ha preso sempre più spazio, in loro e in me, fino ad arrivare al live unplugged che mi riduce ogni volta a una pozzanghera di lacrime, ma qui erano ancora quel gruppo che ti sventrava le orecchie ma era anche elegantissimo.
Quel tour mi piacque così poco che quando poi vennero a Milano, in autunno, andai lo stesso a rivederli.
Garbage - Castello Sforzesco, Vigevano, 2012
Shirley, Butch, Duke e Steve sono un altro dei gruppi fondamentali della mia tarda e post adolescenza. Non so bene perché, ma ci sono sempre stati, li ho sempre ascoltati, e sono uno di quei gruppi di cui mi piace anche l’album brutto (il terzo) e di cui all’epoca compravo pure i cd singoli per le bside, che nel loro caso sono strepitose.
Questa è stata la prima volta che li vedevo, e ok, Shirley tiene il palco come pochi, loro live non sono fuori dal mondo ma il loro lo fanno (Butch, in campo musicale, due cosette le ha fatte), ma il ricordo più nitido che ho è la completa afonia che mi affligge a fine concerto, dopo aver cantato a squarciagola tutto il cazzo di tempo.
Li ho rivisti, anni dopo, al Fabrique, ed è successa esattamente la stessa cosa.
Depeche Mode - Forum, Assago, 2006
Li ho visti un’altra volta, a San Siro, ma si sa, a San Siro i concerti fanno schifo al cazzo e non si sente niente.
Qui, invece, Martin ha fatto Home, non credo ci sia altro da aggiungere.
!!! - Magnolia, Milano, 2016
Li ho visti due volte, due anni di fila, nello stesso posto, sempre da solo (anche se poi, come a un sacco di altri concerti, ho beccato Damir), in un periodo in cui facevo fatica a vedere il lato positivo delle cose ed ero completamente scarico, e invece loro mi hanno rivoltato come un calzino entrambe le volte.
Sarà che Nic è un trascinatore nato e tirerebbe in mezzo pure la salma di mia nonna, sarà che oh, hanno dei pezzi devastanti, ma i salti che ho fatto con loro e il sorriso che mi hanno stampato in faccia loro, anche in momenti in cui pareva impossibile, davvero pochi altri.
(degli show al Magnolia, praticamente, non ci sono video, quindi vi pigliate uno show intero da un’altra parte ma con la regia figa.)
La seconda delle due volte, in particolare, Meah si presenta con tutore gigantesco su una caviglia che le immobilizza quasi tutta la gamba. Pensate che questa cosa le abbia impedito di fare stage diving e cantare una canzone intera in mezzo al pubblico? Think again.
Laurent Garnier pres. L.S.B. - Paradiso, Amsterdam, 2011
Laurent Garnier nel suo live forse più bello di sempre, in una chiesa sconsacrata gigante, visto dalla balconata, durante un Amsterdam Dance Event.
‘Nuff said.